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Baratti
Siete mai stati in un paradiso caraibico senza salire su un aereo? Strano, penserete, ma non impossibile! Il Golfo di Baratti è un piccolo scorcio di natura (quasi) incontaminata che si insinua tra il Mar Tirreno e il Mar Ligure, a pochi passi da Piombino, sul tratto litorale toscano che da Livorno prosegue verso Grosseto. Una meta a portata di mano (e di tasca!) per chiunque sia in visita della Toscana e voglia apprezzare un angolo di mondo in cui natura, storia ed arte si uniscono dando vita ad un luogo senza tempo. Il tratto del litorale toscano di cui stiamo parlando fu sede di uno dei più importanti insediamenti della civiltà etrusca mai esistiti; sul promontorio che domina il golfo si erge, infatti, Populonia, un’antica città etrusca di notevole rilevanza, dove ancora oggi possiamo ammirare alcuni resti di quella che fu la splendente civiltà dell’Etruria.L’attuale Golfo di Baratti costituiva, un tempo, uno dei porti etruschi più importanti del litorale toscano, un attivo e popolato luogo di scambio di merci e, non meno importante, di lavorazione del ferro. Questa seconda attività costituisce in parte la ricchezza e la particolarità di questo luogo...Perchè, vi chiederete voi, si trattava di ferro, mica di oro! Beh, fate un salto sulle sabbiose spiagge di Baratti e adagiatevi a godervi un pò di sole e di tranquillità, capirete immediatamente ciò di cui sto parlando! Tutt’oggi, infatti, il colore della sabbia presenta una peculiare caratteristica nera-argentea che brilla sotto i raggi del sole. Sono i residui ferrosi dell’antica lavorazione del ferro, talvolta se ne possono trovare persino interi pezzetti scavando qua e là. Oggi a Baratti è presente un piccolo porticciolo turistico, che contribuisce nell’insieme a creare quella sorta di atmosfera senza tempo che avvolge l’intero golfo. Un tempo, però, l’attività portuale era ben più importante e redditizia e le dimensioni del porto ben diverse, ma soprattutto diversa era la sua posizione: col tempo, infatti, il mare ha eroso gran parte del golfo, portando via sempre più spiaggia (fenomeno che purtroppo avviene tutt’oggi); si presume, infatti, che l’antico porto sia adesso ad una cinquantina di metri dalla riva, sommerso dalle miti acque del golfo ed eroso dall’inesorabile passare del tempo. Ma la particolarità di Baratti non finisce qui! La splendida spiaggia, che si cala dolcemente nelle acque del golfo, è salvaguardata alle sue spalle da una folta pineta che ogni anno, all’arrivo della primavera, si popola di famiglie, bambini e ragazzi, pronti a godersi i primi cenni della bella stagione. E se siete appassionati di snorkeling e immersioni, Baratti è un vero tesoro tutto da scoprire: la sua ricchezza di flora e fauna vi farà perdere la cognizione del tempo (forse, se non siete provvisti di una buona muta, la temperatura dell’acqua ad un certo punto vi riporterà coi piedi sulla terraferma!), ma i veri tesori potrebbero anche nascondersi tra le rocce alle estremità del golfo o sotto i fondali sabbiosi che di tanto in tanto restituiscono i resti di quella civiltà così lontana ma al tempo stesso così presente, come la famosa anfora d’argento, trovata ormai quasi 40 anni or sono ed oggi custodita nel museo di Piombino. E se alle spalle della spiaggia si estende la bellissima pineta di Baratti, attraversando la stretta strada che percorre il golfo fino alla sua estremità meridionale ci imbattiamo in un vero e proprio museo a cielo aperto: la necropoli, oggi parte del Parco Archeologico di Baratti e Populonia, uno scorcio di civiltà etrusca che pare aver trapassato la dimensione temporale per insinuarsi lì, tra i numerosi turisti che ogni anno si rilassano sulle spiagge prospicenti ed i passanti, che si fermano, magari per un caffè ed una foto, o per uno sfizioso pranzetto in uno dei graziosi e caratteristici ristorantini. Lì, proprio dietro a tutto questo brulicare turistico, si erge la necropoli etrusca, dove la vita terrena cessava e il corpo si accingeva a riposare per l’eternità. Può sembrare una descrizione un pò melancolica forse, ma vi assicuro che questa è la sensazione che si riceve visitando questi luoghi. Ma se siete dei tipi avventurosi e non amate le visite guidate tra percorsi stabiliti, potete oltrepassare queste magnifiche tombe a tumulo (anche se meritano una visita) ed addentrarvi nel percorso tra i boschi per raggiungere Buca delle Fate, una cala vicina di una bellezza incomparabile: seppur nascosti tra gli alberi e non proprio definiti come lo sono le tombe della necropoli, alcuni tumuli ergono dal suolo... C’è chi dice che anch’essi siano resti di quella che fu l’antica città dei morti...Vedere per credere!
Da qualche anno, inoltre, visitare la spiaggia di Baratti è diventato una vera e propria scoperta archeologica! Alcuni scavi sono emersi proprio a ridosso del litorale, circondati da nastri che ne impediscono (purtroppo solo ‘formalmente’) l’ingresso ai non addetti ai lavori, e che rivelano, seppur in parte, resti dei vecchi insediamenti. Purtroppo la mancanza di fondi impedisce che questi lavori siano portati a termine e spesso vediamo questi scavi lasciati in balia del tempo, ad invecchiare precocemente sotto il sole, la pioggia e l’opera dei vandali, come se fossero tuttora isolati da ciò che li circonda, e dunque mi chiedo: perché rischiare di perdere parte di quell’eredità che dovremmo vantare di aver scoperto?

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